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I tre sacerdoti "martiri" di Montesole

 

don Ferdinando Casagrande (1914-1944)
don Giovanni Fornasini (1915-1944)
don Ubaldo Marchioni (1914-1944)

 

Il 18 ottobre 1998 il card. Giacomo Biffi ha aperto a Marzabotto il processo canonico per la beatificazione dei sacerdoti don Ferdinando Casagrande, don Giovanni Fornasini e don Ubaldo Marchioni.

L’odio della guerra che ha sconvolto i nostri monti nell’autunno del ‘44 li ha strappati dalla terra perché li ha trovati tra il gregge che il Vescovo aveva loro affidato. Il loro ministero sacerdotale è stato breve (don Ferdinando era stato ordinato prete nel 1938, don Giovanni e don Ubaldo nel 1942), ma intensissimo, perché la situazione in cui si sono venuti a trovare ha chiesto loro un grande impegno nel portare quella speranza e carità che solo Dio può dare.

Possiamo dire che essi hanno speso la maggior parte della loro vita preparandosi in Seminario a donare la vita. Per tutti e tre un cammino lungo di 11, 12 e 13 anni, che li ha resi pronti a morire insieme al gregge, così come ha preparato i loro compagni a lavorare con fatica e amore per la ricostruzione morale e spirituale di comunità divise e lacerate dal dolore.

Mons Luciano Gherardi, compagno di Seminario di don Giovanni e don Ubaldo, dedica un capitolo del suo libro "Le Querce di Monte Sole", per presentare il cammino di quegli anni. Da queste pagine emerge una esperienza formativa estremamente ricca e capace di preparare uomini fedeli a Cristo e attenti alle domande della gente.

La prima tappa é il Seminario delle Capanne, ai 600 metri di altezza sopra Porretta Terme. La sostanza di quelle prime giornate è dentro, ricorda Mons. Gherardi, riaffiorano volti, parole, impressioni indelebili, scalate su un triplice registro: la fede, la cultura e l’ambiente. Tre e uno. Spesso si pregava camminando, e la natura era un libro aperto... Trasparenza e spontaneità erano la norma. Ed é rimasta. L’aver condiviso il pane e il sale in quel collegio-seminario ha valso un vincolo che gli anni, anziché affievolire, approfondiscono nella nostalgia di una stagione preziosa: noi delle Capanne

Nell’ottobre del 1932 fu inaugurato il nuovo seminario diocesano di Villa Revedin. Inizialmente quelli delle Capanne si sentirono un po’ fuori scala, ma di grande ricchezza fu la scoperta della diocesi, con i suoi aspetti solenni e quelli feriali. Chi più incise in quegli anni su di noi furono i padri dell’anima. Si chiamavano secondo la tradizione seminaristica direttori spirituali... Erano uomini liberi e liberanti, cresciuti ad una grande scuola che risaliva all’epoca post-tridentina e che si riconosceva nella figura di mons. Vincenzo Tarozzi. .. Furono soprattutto gli interpreti dell’ "ineffabile" a guidare le giovani generazioni fin dentro le emergenze della storia, attraverso un insegnamento e un modello di vita che divenne viatico nella tormenta. Esperti della preghiera, del silenzio, della carità, ci insegnarono a pagare di persona...

A Villa Revedin i seminaristi furono guidati da mons. Cesare Sarti. Anche fisicamente era un gigante. Colto, austero, misurato, aveva l’animo di un fanciullo. La sua biblioteca, immensa per quell’epoca, era inversamente proporzionale al guardaroba. Fragilissimo di salute, spesso insonne, sprigionava un’energia straordinaria. Ci educava attraverso le omelie, il colloquio personale, gli incontri periodici della congregazione mariana

Nell’ottobre del ‘35 scesero in città, in Piazza Umberto, per il liceo, dove ai Bolognesi si unirono i seminaristi della Romagna. Se Sarti era lo staretz, Tubertini fu l’amico, il fratello, il padre dell’anima. Nella vita seminaristica versò la calda pastoralità maturata a contatto con la comunità periferica di Villanova. Le adunanze della congregazione mariana divennero occasione per conoscere, attraverso gli "Acta diurna", redatti da Guido Gonnella nell’ "Osservatore Romano", la vita del mondo e formare un giudizio critico nei confronti del regime.

L’ultima tappa é al seminario teologico di via dei Mille. Agli studi teologici sono affiancate numorose attività: i "gruppi del vangelo" e "la scuola diocesana di catechesi", il teatro, il circolo missionario. Alla domenica le prime esperienze pastorali come educatori e catechisti: Fornasini a Casaralta, Marchioni agli Alemanni.

Nel 1942 arrivò finalmente l’ordinazione presbiterale; gli impegni pastorali allontanarono fisicamente i compagni, ma non nel cuore. Il giorno di Pasqua del 1942 avevano infatti fondato "la società o repubblica degli illusi", il cui statuto si apre così: "Noi siamo i seguaci di Colui che il mondo cieco ha chiamato il più grande illuso della storia, Cristo Gesù". Il motto: "Contro corrente" Il programma: "Vivere ogni giorno la prima Messa. L’anima eroica e tormentata della nostra classe non deve invecchiare. Ogni cosa sottratta all’amore di Cristo è sottratta alla vita". In appoggio al programma si organizzarono in nuclei di zona, "i raggi", che si estendevano a ventaglio e permettevano una più agevole comunicazione. Don Fornasini e don Marchioni formavano il "raggio di Sperticano".

Non hanno sottratto nulla all’amore di Cristo, e per questo sono per noi un raggio che illumina il nostro cammino di Seminario e ci invita a viverlo con intensità. E’ qui che essi hanno imparato che nessuno ci può privare della vera vita, se non la mancanza di amore per Cristo che ci chiama a spenderci per i fratelli.

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