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Villa Revedin

Cenni storici

(di Mons. Gino Strazzari)

 

 

L'attuale Seminario Arcivescovile di Bologna è conosciuto dai bolognesi soprattutto come seminario di Villa Revedin. Questo perché l'edificio del seminario sorge accanto alla Villa Revedin, situata in un grande parco, nelle prime colline a sud della città, poco fuori porta Castiglione e porta S. Mamolo.

Può essere utile conoscere, anche solo per sommi capi, le vicende che hanno segnato la storia di Villa Revedin (1).

 

Il poggio Belvedere

Anticamente il colle nel quale ora sorge Villa Revedin si chiamava "Poggio Belvedere" per il bel panorama che si può ammirare sulla città.

Scrive Augusto Lipparini: "Il Poggio Belvedere, posto fuori porta S. Mamolo di fianco alla Villa Reale detta di S. Michele in Bosco, può essere a molti altri preferito non solo perché l'arte accompagnata alla natura porge in quel luogo tutto quanto la mente può concepire d'ideale e poetico, ma anche perché la sua fotografica posizione rappresenta all'intorno un quadro sempre nuovo ed interessante che non si può immaginare né descrivere con parole espressive" (2).

Tutti concordano nel dire che qui anticamente sorgeva una taverna.

Secondo il Calindri "questo luogo, già detto Belvedere, era un'osteria da biscazze il cui fondo apparteneva fino al 1554 alla famiglia Manzoli" (3).

Questo luogo serviva anche da punto di ristoro per i viandanti che da Bologna, attraverso la via di Barbiano, andavano verso il sud attraversando l'Appennino.

 

Monte Calvario

Dalla metà del 1500 il colle cambiò radicalmente nome e funzione.

Nel 1554, secondo la testimonianza di Lipparini (4), l'osteria e il bosco attorno furono acquistati per 350 scudi da padre Angelo da Savona, frate cappuccino.

Frate Angelo, insigne predicatore "ebbe tale concorso ai suoi sermoni ed acquistò tanto credito (...) in questa città, che la popolazione, infiammata dalle parole di questo oratore, chiese con viva e replicata insistenza al senato, che a lui venisse accordato un convento perché vi fondasse il suo ordine. Fu infatti assecondato il comune desiderio e per 350 scudi si comprò dalla famiglia dei conti Manzoli uno dei poggi di Barbiano, soprannominato Belgodere o Buongodere". Sembra poi che fosse il senato a donare ai Cappuccini quel luogo (Lipparini p. 28)

Il 3 maggio 1554 è indicato da varie testimonianze (5) come la data della presa di possesso di questo luogo da parte dei Cappuccini. Ciò avvenne con una solenne processione e grande concorso di popolo. Così questo "luogo da bagordo", con l'assenso del cardinale Giovanni Campeggi, vescovo di Bologna, e del senato, fu convertito in un "sacro ritiro di frati Cappuccini" e prese il nome di Monte Calvario (6).

Subito iniziarono imponenti lavori per cancellare le tracce della primitiva osteria e per edificarvi una chiesa , la chiesa di S. Croce, un convento che ebbe un grande sviluppo, tanto da ospitare fino a ottanta, cento persone tra sacerdoti , frati, laici (7). Il complesso del convento divenne enorme e comprendeva, oltre al convento, la chiesa, il coro, la sagrestia, la farmacia, i laboratori, la foresteria, le officine e quanto poteva servire per una vita pressoché autosufficiente. Il tutto era poi recintato da un muro di ben 534 metri di perimetro (8).

Il Monte Calvario , pur in mezzo a varie vicissitudini, ebbe il suo maggior sviluppo nel '700: era molto frequentato da persone pie, era meta di pellegrinaggi ed aveva anche accumulato un notevole patrimonio artistico (9).

Il Calindri si sofferma anche a descrivere le ricchezze naturali del parco dove c'era "un orto botanico con molte piante medicinali, esotiche, nostrane, alpine, armene, siriache, asiatiche, affricane ed americane" (10)

 

Da convento a Villa

Con la soppressione degli ordini religiosi e l'incameramento dei beni ecclesiastici ad opera della dominazione francese, anche questo convento venne soppresso e i frati si trasferirono fuori porta Saragozza presso la chiesa di S. Giuseppe.

Nell'aprile del 1811 la Direzione Demaniale del Compartimento del Reno, dopo aver incamerato i beni, vendette il convento all'avvocato Giovanni Maria Regoli, che ne fece regolare acquisto (11)

Fu questa la prima di una serie di passaggi di proprietà a cui fu soggetto questo complesso edilizio, e in questo periodo subì ristrutturazioni molto profonde (12).

L'avvocato Regoli non tenne per molto tempo questo possesso, che comunque gli serviva solo come luogo di villeggiatura ed essendogli capitata la circostanza ne costituì un vitalizio con il conte Filippo Bentivoglio (13).

Il conte Filippo apparteneva ad un ramo dell'illustre famiglia dei Bentivoglio, che tanta parte ebbe nelle vicende politiche di Bologna dal secolo XIV in poi ed era membro del senato bolognese al tempo della dominazione napoleonica in Bologna.

Filippo Bentivoglio, appena entrato in possesso di questo luogo, iniziò subito intensi e grandi lavori di trasformazione, cosicché già nel 1828 si poteva leggere nelle "Memorie storiche di tutte le chiese" all'indicazione Monte Calvario: "Attualmente vi esiste un palazzo ed ameno giardino" (14).

In questo palazzo il conte Bentivoglio era solito ospitare il cardinale di Bologna Carlo Oppizzoni a trascorrervi l'estate .

Nel 1849 il cardinale comperò quesa villa e vi fece ulteriori lavori di restauro , sia all'interno che all'esterno tanto che "divenne senza dubbio una delle più belle ville tra quante adornano gli incantevoli colli che fanno corona all'antica Felsina"(15).

Fu ordinata da lui la bella terrazza sul lato nord, dal quale si può ammirare in un vasto orizzonte tutta la città e la pianura sottostante.

A ricordo della residenza e dei lavori eseguiti, si possono leggere due iscrizioni scolpite nel muro all'ingresso della villa:

 

MDCCCXLVII

CHE

IL PORPORATO EMINENTISSIMO

CARLO OPPIZZONI ARCIVESCOVO

A SOGGIORNO ESTIVO DA PIU' ANNI TIENE ED ONORA

E CHE AMPLIAVA, ABBELLIVA LIBERALMENTE

FILIPPO LORENZO CONTE BENTIVOGLIO

CON GRATO ANIMO

DURABILE SEGNO DI RICORDANZA

PONEVA

--------

 

KAR. OPPIZZONIUS

CARD. ARCHIEP. BON.

HUC RUSTICATUM PLURES ANNOS

DIGRESSUS

GRATI MEMORISQ. ANIMI ERGO

IN AMVENISS. VILLAE HERUM OPTIMUM

PHILIPPUM BENTIVOLIUM COM.

AEDIFICIUM HOCCE PLANITIEM

ET ADVERSUM AMBULATIONEM

PRODUCEND. CUR. A. MDCCCXXXXIX

--------

 

Prima di morire (1855), il cardinale lasciò molta parte del suo patrimonio, tra cui la villa sul colle Belvedere, al Cumulo della Misericordia (16).

 

Villa Revedin

Nel 1857 il conte Pietro Revedin, Marchese di S. Martino, acquistò la Villa Belvedere dal Cumulo della Misericordia.

La famiglia Revedin era originaria del Veneto; in seguito si era trasferita a Ferrara e, dopo aver acquistato questa villa, veniva a trascorrervi l'estate.

Il conte Pietro portò avanti ulteriori lavori di abbellimento. E' opera sua il grande cancello di ferro fuso all'ingresso del parco (1860) (17).

Il Lipparini si sofferma poi a descrivere con particolare cura e ammirazione la villa, sia nelle sue forme architettoniche, di stile neoclassico, che nel patrimonio artistico.

Particolare cura poi viene riservata alla descrizione del parco ricco di alberi di specie anche molto rara (18)

Certamente i conti Revedin ebbero grande cura e gusto nel conservare e abbellire e questo luogo.

Una iscrizione sul muro a lato dell'ingresso principale ricorda la permanenza dei conti Revedin nella villa che da loro ha preso il nome, che conserva tuttora e con il quale è conosciuta:

 

In questo colle fra i felsinei amenissimo / era una taverna sosta al viandante. / Erettavi nella seconda metà del cinquecento / Un convento di padri cappuccini / Fu per oltre due secoli asilo di pace e di studio. / Divenne poi villa del conte Bentivoglio e del Card. Oppizzoni / E dopo il 1857 dei conti Revedin / I quali con restauri e nuovi splendori d'arte / La resero più degna del luogo / Il co. Pietro Revedin Marchese di S. Martino Q.M.P. / 1931

 

Siamo arrivati così al 1929.

La Villa Revedin viene acquistata, con tutto il parco, dal card. Nasalli Rocca per conto del seminario, per far posto al nuovo Seminario Arcivescovile.

L'edificio del Seminario Arcivescovile di piazza Umberto I, inaugurato da appena cinque anni, infatti era stato richiesto dalla direzione del Seminario Regionale per ospitare i seminaristi del liceo. In questo modo la diocesi di Bologna dovette cercare un'altra sede per il proprio seminario minore.

Dopo diverse ipotesi di soluzione, si arrivò alla decisione di comperare il parco di Villa Revedin e di costruire accanto alla villa il nuovo seminario.

Il rogito della compravendita porta la data del 9 ottobre 1929 (19 ).

In appendice si riporta il discorso che mons. Dante Dallacasa, segretario del card. Nasalli Rocca, tenne in occasione dell'inaugurazione del nuovo seminario di Villa Revedin (2 ottobre 1932) (20).

Dalla sua diretta testimonianza possiamo cogliere le motivazioni che hanno portato alla costruzione del nuovo seminario e alla felice e provvidenziale scelta della sede di Villa Revedin .

 

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Note

1) Per una ricostruzione cfr.:S. CALINDRI Dizionario corografico dell’Italia. Montagna e collina del territorio bolognese . Bologna 1782, tomo III , pp. 281-291; A.LIPPARINI , La Villa Belvedere Bologna 1868; F. GUIDICINI, Descrizione del Monte Calvario, ora Villa Revedin, Bologna 1871 pp 161-189; G. GUIDICINI, Miscellanea Storico-Patria bolognese, Bologna 1872; G. COSENTINO, Il nuovo seminario Diocesano, Bologna 1931;G. UNGARELLI, Villa Revedin e il nuovo Seminario diocesano, in "Il Comunee di Bologna, sett. 1933, pp. 75-84.

Nell'Archivio del Seminario Arcivescovile sono conservati inventari, registri, relazioni, verbali , piante relativI alla storia di Villa Revedin e al suo acquisto da parte del Seminario Arcivescovile. ASAB, sez. X, cart 1-4 e sez. XIV cass. 2.

2) A.LIPPARINI , La Villa, cit, pp 1-2

3) S. CALINDRI, Dizionario, cit., p. 281; A. LIPPARINI, La villa, cit., p. 10; F. GUIDICINI, Descrizione, cit. p. 6; S; COSENTINO, Il nuovo Seminario,cit, pp 6-7.

4) A. LIPPARINI, La Villa, cit, pp 9-10.

5) Cfr. S. CALINDRI Dizionario, cit p. 281 - 82; A LIPPARINI, La Villa, cit. p. 10.

6) S. CALINDRI, Dizionario, cit, p. 282

7) Ibidem

8) A. LIPPARINI, La Villa , cit, p. 10-11.

9) Il Lipparini si sofferma a descrivere la grande opera muraria di contenimento del terreno, di scolo delle acque, di deposito dei generi alimentari; riprende inoltre l’ampia descrizione del fabbricato e del notevole patrimonio artistico del convento del Calindri nel suo Dizionario, cit, pp. 282 -291.

10) S. CALINDRI, Dizionario, cit, p. 291.

11)A. LIPPARINI, La Villa, cit, p. 39. La perizia che indica tutti i fabbricati esistenti è presso l'Archivio Demaniale di Bologna. E' utile perché riporta tutti i fabbricati esistenti.

12) In ASAB sez. X, cart. 1-2 bis sono raccolti molti documenti al riguardo.

13) A. LIPPARINI, La Villa, cit, p.39

14) Memorie storiche di tutte le chiese

15) A. LIPPARINI, La Villa, cit, p. 40

16) Testamento del card. Oppizzoni, cfr. G. UNGARELLI, Villa Revedin, cit. p. 76

17) G. UNGARELLI , Villa Revedin, cit. p. 77

18) A. LIPPARINI, La Villa, cit, p. 49-61.

19) E’ conservato in ASAB sez. X, cart. 2 bis

20) Cfr. A. ALBERTAZZI, In Spem Ecclesiae, 126-140.

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